Alcuni giorni orsono una consumatrice iscritta a Garanteasy ha acquistato, presso la Piattaforma e-commerce ePRICE, un prodotto Dyson nuovo che dopo pochi giorni di utilizzo si guasta. Lei chiede quindi assistenza a ePRICE che le consiglia di rivolgersi direttamente all’assistenza di Dyson (procedura non prevista dal Codice del Consumo) per accelerare la soluzione del problema.
La consumatrice chiede assistenza a Dyson che dopo aver ritirato il prodotto ed averlo analizzato le comunica che è contraffatto quindi non riparabile da Dyson e che quindi si deve rivolgere al venditore da cui lo ha acquisto in quanto responsabile della conformità del prodotto e, quindi, dovrà trovare una soluzione nell’ambito di quelle previste dal Codice del Consumo. Dyson con il consenso della consumatrice distrugge il prodotto contraffatto e le consegna un certificato di contraffazione da usare per ottenere dal venditore (o ePRICE) la sostituzione del prodotto, oppure la risoluzione del contratto quindi il rimborso totale di quanto pagato.
La consumatrice invia il certificato di contraffazione al venditore ed a ePRICE senza però, ad oggi, aver ottenuto alcuna risposta.
La consumatrice in questo momento si trova nella situazione kafkiana in cui ha pagato il prezzo di un Dyson originale che è risultato contraffatto e poi distrutto senza però aver ottenuto alcun rimborso da parte dei responsabili. Cioè, in poche parole, non ha più il denaro, il prodotto e non pare riesca ad ottenere risposta né dal venditore ne da ePRICE nonostante la situazione che ha per loro dei risvolti giuridici di una certa gravità. Il venditore infatti rischia conseguenze penali, amministrative e civilistiche, cioè la prigione, le sanzioni e il pagamento dei danni (ricordiamo che l’Italia ha delle pene superiori alla media, avendo un prezioso Made in Italy da difendere). Anche il consumatore deve poter dimostrare di avere effettuato l’acquisto in buona fede per non incorrere nel reato penale di ricettazione.
Questa situazione si sarebbe invece dovuta risolvere mediante l’immediata sostituzione del prodotto da parte del venditore, il tutto senza spese per la nostra consumatrice e con le scuse per l’inconveniente arrecato.
Evidenziamo infine che Dyson, a nostro parere, non avrebbe dovuto distruggere il prodotto, perché tale azione è prerogativa dell’autorità di pubblica sicurezza, e che in questo modo ha distrutto una prova di un reato penale.
Insomma, brutta esperienza per la nostra utente, che stiamo supportando per ottenere quanto in suo diritto chiarendo le responsabilità dei vari attori della vicenda e consigliandole le possibili azioni da intraprendere.